Paride giunge nel Peloponneso per ottenere, come promesso dalla dèa Venere, i favori amorosi della bella Elena, regina di Sparta. Da notare che nel dramma Elena è promessa sposa di Menelao e non già moglie: questo accorgimento venne adottato prudentemente dagli autori per non incorrere in incidenti diplomatici con l’imperatrice Maria Teresa che non avrebbe tollerato un’offesa al pubblico pudore tramite l’esaltazione di una storia adulterina. Accompagna il racconto, quasi da narratore esterno, il dio Amore, sotto lo pseudonimo di Erasto, che fa da intermediario e accende la scintilla tra i due giovani.
In sostanza il dramma narra del corteggiamento di Paride verso Elena, il primo rifiuto di questa e il successivo abbandono alla passione, grazie all’azione di Amore, e l’intervento finale di Pallade – la dèa Atena – che preannuncia la guerra e l’incendio di Troia. Oltre a questo l’opera è condita da alcuni balli e interventi del coro: fra questi il balletto nel primo atto che mostra lo sbarco dei troiani e una danza, nel terzo atto, definita nella partitura “Aria per i atleti”, nella quale Elena organizza a palazzo una dimostrazione degli esercizi ginnici degli atleti greci e prega Paride di premiare i migliori. Nella parte che tratta del corteggiamento vi si riscontrano evidenti elementi comici, segno che quel genere stava insinuandosi sempre di più nelle voluttà artistiche degli autori drammatici di quegli anni